Linee di riflessione sui risultati della ricognizione a fronte della Seconda tappa del Congresso Eucaristico Diocesano. Sessione aperta del Consiglio pastorale dell’Unità pastorale di Castel Maggiore – 27 febbraio 2017 – Introduzione - Fabrizio Passarini (trascrizione dell’intervento)



 

"L’assessore giustamente diceva che sono due indagini, quella condotta dal Comune e quella che abbiamo portato avanti nella nostra Unità pastorale, che partono da presupposti diversi e sono di natura differente. E allora, dopo la sua relazione, presentiamo e ricordiamo assieme da che base siamo partiti e gli obiettivi che avevamo.

Quest’anno è l’anno del Congresso Eucaristico Diocesano, che il Vescovo ha centrato sull’icona del Vangelo di Matteo della "moltiplicazione dei pani e dei pesci". Una situazione in cui la gente è affamata, i discepoli sono davanti a loro con poche armi a disposizione e si chiedono esattamente cosa fare, anzi dicono: “Congedali perché noi non ce la faremmo ad affrontare questo tipo di bisogno”. Però Gesù dice: “No, intanto date loro voi stessi da mangiare, portatemi qui quello che avete”. E si realizza grazie alla sua mediazione la possibilità di sfamare tutta la gente.

È chiaro il significato anche simbolico di questa fame della gente e poi in una ottica di fede anche dell’intervento di Gesù. Il vescovo secondo questo tipo di interpretazione ci dice: voi stessi date loro da mangiare, cioè interessatevi di quelli che sono accanto a voi, perché grazie a Gesù possiamo fare qualcosa di utile, di grande. Però intanto una delle cose da fare è appunto accorgersi dei bisogni.

Se infatti la prima tappa era una meditazione sul passo evangelico, la seconda è stata intitolata: Le attese degni uomini, e quindi analisi della situazione locale. E ci siamo detti: per svolgere un’analisi della situazione locale come possiamo agire, a chi possiamo chiedere? E ci siamo risposti: possiamo chiedere a tutti! Il tentativo è stato quello di interpellare tutte le persone che più o meno circolano nelle nostre parrocchie, San Bartolomeo di Bondanello, S. Andrea di Castel Maggiore, S. Maria Assunta di Sabbiuno. Ci siamo proposti quindi di provare ad incontrarli dove già sono presenti, cioè nei gruppi che periodicamente si ritrovano, per presentare loro qualche domanda.

Alla fine di tutto questo percorso, a partire dal 18 gennaio per finire ieri l’altro, abbiamo incontrato una trentina di gruppi (anzi, esattamente trenta) e, facendo un calcolo approssimativo, sono state incontrate cinque-seicento persone (o forse ancora di più, non abbiamo tenuto una contabilità precisa; comunque, questo dovrebbe essere l'ordine di grandezza). Sono gruppi vari sia come età, sia come modalità di aggregazione: si va dai ragazzi minorenni cresimati, ai gruppi sposi, Oratorio, Caritas, eccetera. Sono state invitate anche le persone che semplicemente frequentano le nostre comunità senza appartenere a nessun gruppo. Quindi una indagine il più possibile ad ampio spettro in cui l’obiettivo era di capire alcuni aspetti riguardanti i bisogni delle persone del nostro tempo.

Senz’altro, come diceva anche l’assessore, abbiamo davanti tante esperienze di povertà materiale che in questi ultimi anni sicuramente si sono accentuati. Da parte nostra, dato che lo sguardo era anche di tipo pastorale, abbiamo preparato delle domande, per rivolgerle alla gente, abbastanza esigenti, che erano di questo tenore: i nostri compagni di classe, ad esempio, o i nostri colleghi di lavoro, i nostri vicini di casa, le persone che incontriamo sul territorio quotidianamente, di che cosa sentono la mancanza, di che cosa hanno paura e di che cosa non riescono fare a meno? Che cosa dà loro invece speranza, che cosa dà loro gioia e sicurezza?
 

Noi interpellavamo delle persone che appunto si riuniscono nei luoghi della vita pastorale ma li invitavamo a farsi voce di coloro che incontrano quotidianamente, quindi senz'altro allargando i confini oltre il territorio di Castel Maggiore, perché i nostri ragazzi vanno a scuola a Bologna, noi stessi non siamo sempre fermi nel nostro comune e via dicendo.

Alcune domande finali erano arrivavano al cuore del lavoro del Congresso Eucaristico Diocesano: siccome il CED è qualcosa che vede la Diocesi impegnata ogni dieci anni, questo è un momento forte per cercare di fare il punto della situazione di decennio in decennio, perché sappiamo che le cose variano sempre più velocemente nel nostro mondo e ogni tanto è bene fermarsi a ragionare, per impostare i successivi nove anni, in relazione alle risposte di questa indagine.

Quindi le ultime domande erano: della Chiesa, che cosa si vede di buono e cosa si vede di cattivo? E dei cristiani? E che cosa c’è, se c’è qualcosa, che gli uomini e le donne del nostro tempo desidererebbero in particolare che cambiasse nella Chiesa e nei cristiani, e che cosa avrebbero bisogno personalmente per sentirsi accolti? Come vedono il papa, i vescovi, i preti, i semplici  cristiani praticanti?

Una caratteristica di questa indagine è che è stata portata avanti soprattutto attraverso i laici. Siamo andati io e Sandra, e Marco Guidetti. Di fatto è stata lanciata questa proposta non dai sacerdoti, non dai parroci, ma appunto dai laici parlando ad altri laici, quasi a dire: qui è importante che ognuno si renda conto della importanza del proprio ruolo proprio in quanto laico, in quanto abita la società quotidianamente, per la maggior parte del suo tempo e quindi la può vedere più da vicino, più approfonditamente.

Questa l’introduzione, alla Sandra la parola per i risultati."


 

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