CARITAS PARROCCHIALI

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ultimo aggiornamento
03/12/2022

 

Una scelta

Giuliana Ferraresi, una vita per la Caritas

 


Nella parrocchia di Sant’Andrea la Caritas ha preso avvio ufficiale nell’anno 1976, inserita quale organismo operativo insieme agli altri gruppi di studio e di animazione pastorale. Esisteva già un piccolo gruppo di persone che si prodigava ai fratelli malati o bisognosi sotto la guida di suor Cleofa di venerata memoria, ma con l’inserimento di cui sopra la Caritas venne istituzionalizzata. Si trattava di passare da una posizione per così dire assistenziale ad un atteggiamento di testimonianza diretta, concreta, non delegata, ma assunta in proprio per divenire espressione dell’intera comunità. La Caritas infatti rappresenta l’organismo di cui la stessa comunità si dota per essere aiutata a vivere il comandamento evangelico dell’amore.

Fin dall’inizio apparve evidente che per conoscere la realtà del territorio fosse necessario “uscire dalle mura della chiesa” per avviarsi all’esterno. Guardare, scrutare, captare, segnalare e, infine, operare. Essere occhio vigile che non si lascia sfuggire le situazioni di difficoltà e orecchio attento per intervenire nelle richieste di aiuto: affrontare quindi i problemi via, via emergenti. “La testimonianza di carità, resa pratica nei fatti, si rivolge al prossimo che si trova nel bisogno, lo aiuta a superare le difficoltà, crea unione quando c’è solitudine, lo sprona e rassicura nelle incertezze, cammina al suo passo, offre attenzione e speranza, insegna che il povero è sempre persona e scopre che l’altro per quanto la malattia o il peso degli anni lo abbiano segnato è sempre un volto in cui rispecchiarsi e riconoscersi fratelli.”

Alla fine dell’anno 1981 mi fu offerto dall’allora parroco don Arrigo Zuppiroli l’incarico di occuparmi della Caritas. Questo avveniva pochi giorni dopo la morte di mia figlia Maria Grazia, morta a vent’anni per una malattia allora incurabile. All’inizio rimasi alquanto perplessa, poi mi resi conto che era l’occasione ideale per non rimanere sempre fra le mie quattro mura a disperarmi per quanto mi era successo, ma divenire parte di quel mondo che si muoveva in modo incessante. Avvicinarmi agli altri, pormi al loro fianco, ascoltare le loro pene, regalare un sorriso, una parola, offrire un abbraccio, il mio tempo, il mio cuore….Condividendo i sentimenti dei fratelli e le loro attese io potevo farmi ed essere loro prossimo. Dare agli altri motivazioni ed accoglienza perché, a ciascuno di loro dovevo offrire la speranza, la forza vitale per la nostra stessa esistenza.

Da allora quanto tempo è passato, quanto lavoro è stato svolto dai volontari della Caritas: gli incontri con le assistenti sociali per offrire la nostra collaborazione, le visite ad anziani ed ammalati in ospedale o a domicilio, i bagni settimanali, l’accompagnamento per visite sia dal medico che in ospedale, l’incontro mensile con gli anziani nel salone parrocchiale, il soggiorno estivo a Rocca di Roffeno con gli assistiti per godere di un periodo di relax, l’incontro di lavoro mensile alla “Casa della Carità”, la festa con l’anziano l’8 dicembre.

L’apertura profetica del Centro di ascolto avvenuto nel 1989, punti di riferimento per persone in difficoltà ha messo in evidenza anche la necessità di fronteggiare situazioni diverse da quelle abituali, ad esempio quelle inerenti altri popoli ed altre realtà, La capacità di ascoltare i fratelli provenienti da altre nazioni, di individuare le loro priorità quali un lavoro e un letto su cui dormire, le loro speranze, ma anche la loro solitudine conseguente all’allontanamento dalla famiglia ci ha fatto conoscere nuovi bisogni, nuove esigenze, nuovi problemi da risolvere.

E’ evidente che per vivere in concreto la scelta preferenziale di Cristo per i poveri una comunità cristiana deve essere attenta ad ogni tipo di bisogno, ma anche cercare di intervenire con iniziative puntuali e, insieme, proponendo valori nuovi.

I volontari che operano nelle Caritas fanno dono del loro tempo e del loro impegno. Ognuno opera secondo le proprie capacità e i propri carismi, non esiste il più importante o il meno importante, ma è con l’apporto di tutti che si riesce ad essere “Caritas”, ed esprimere così un amore del prossimo concepito come condivisione, coscienza viva ed espressione concreta dell’intera comunità parrocchiale.

Nell’anno 2010 mi è stata consegnata, dall’allora sindaco Marco Monesi, una benemerenza civica su cui è testualmente scritto: “ape d’argento a Giuliana Ferraresi per oltre trent’anni responsabile della Caritas parrocchiale di Sant’Andrea; ha avuto un diretto contatto con coloro che si trovavano in uno stato di bisogno, è stata pronta ad ascoltare con amore e comprensione storie di emarginazione, di malattie, di solitudini”.

Un grazie di cuore per questo riconoscimento, che sinceramente non pensavo di meritare.

l

Giuliana Ferraresi Cantagalli

 

{ le immagini del conferimento dell'Ape d'argento - 2 giugno 2010 }


 

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