CAPITOLO SETTIMO
PERCORSI DI UN NUOVO INCONTRO
225. In molte parti del mondo occorrono percorsi di pace che
conducano a rimarginare le ferite, c’è bisogno di artigiani di pace
disposti ad avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro
con ingegno e audacia.
Ricominciare dalla verità
226. Nuovo incontro non significa tornare a un momento precedente ai
conflitti. Col tempo tutti siamo cambiati. Il dolore e le
contrapposizioni ci hanno trasformato. Inoltre, non c’è più spazio
per diplomazie vuote, per dissimulazioni, discorsi doppi,
occultamenti, buone maniere che nascondono la realtà. Quanti si sono
confrontati duramente si parlano a partire dalla verità, chiara e
nuda. Hanno bisogno di imparare ad esercitare una memoria
penitenziale, capace di assumere il passato per liberare il futuro
dalle proprie insoddisfazioni, confusioni e proiezioni. Solo dalla
verità storica dei fatti potranno nascere lo sforzo perseverante e
duraturo di comprendersi a vicenda e di tentare una nuova sintesi
per il bene di tutti. La realtà è che «il processo di pace è quindi
un impegno che dura nel tempo. È un lavoro paziente di ricerca della
verità e della giustizia, che onora la memoria delle vittime e che
apre, passo dopo passo, a una speranza comune, più forte della
vendetta».[209] Come hanno affermato i Vescovi del Congo a proposito
di un conflitto che si ripete, «gli accordi di pace sulla carta non
saranno mai sufficienti. Occorrerà andare più lontano, includendo
l’esigenza di verità sulle origini di questa crisi ricorrente. Il
popolo ha il diritto di sapere che cosa è successo».[210]
227. In effetti, «la verità è una compagna inseparabile della
giustizia e della misericordia. Tutt’e tre unite, sono essenziali
per costruire la pace e, d’altra parte, ciascuna di esse impedisce
che le altre siano alterate. […] La verità non deve, di fatto,
condurre alla vendetta, ma piuttosto alla riconciliazione e al
perdono. Verità è raccontare alle famiglie distrutte dal dolore
quello che è successo ai loro parenti scomparsi. Verità è confessare
che cosa è successo ai minori reclutati dagli operatori di violenza.
Verità è riconoscere il dolore delle donne vittime di violenza e di
abusi. […] Ogni violenza commessa contro un essere umano è una
ferita nella carne dell’umanità; ogni morte violenta ci “diminuisce”
come persone. […] La violenza genera violenza, l’odio genera altro
odio, e la morte altra morte. Dobbiamo spezzare questa catena che
appare ineluttabile».[211]
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